In un paesino piuttosto lontano
c’è un’altra storia a portata di mano.
C’era un bambino e credetemi è vero
che vedeva il mondo in bianco ed in nero.
Altri colori non vedeva dintorno
dovunque guardasse, di notte e di giorno,
d’estate o d’inverno, domani o anche ieri,
i colori eran quelli: i bianchi ed i neri.
Se c’era la nebbia andava benone,
gli piacevano il latte e pure il carbone.
La tastiera del piano suonava il piccino
a cui era gradito il ciel cinerino.
I gatti sui tetti eran per lui tutti bigi
da loro saliva su una scala di grigi.
Da lì poi osservava, almeno presumo,
uscir dai comignoli il nero del fumo.
Il problema sorge col giallo del sole
e poi non sa come chiamar le viole.
Dei film di altri tempi lui s’accontenta
ma non lo portate in Piazza Magenta.
Al ristorante ha molta paura
ad ordinare per sé la verdura
e penserei che lo facesse apposta
chi gli dicesse di mangiar l’aragosta.
In una favola – meglio se lo sussurro –
non gli parlate mai del principe azzurro,
rendetela pure movimentata,
ma non dev’esser per forza turchina la fata!
Non pensate che il bimbo sia triste,
tante cose comunque le ha viste…
Col suo difetto può prendersi gioco
del rosso del sangue e di quello del fuoco.
E poi vi rivelo nell’orecchio un segreto:
alla fantasia non è mai fatto divieto!
Certo, pensare ai colori di certo son guai
per chi di sicuro non li ha visti mai
Ci vuole una bella immaginazione
a pensare al giallo, al verde e al marrone.
Immaginate al semaforo, quanta incertezza,
ma chissà se lui arrossisce di timidezza.
Non può che vivere in grande allegria
un bambino costretto ad usar fantasia.
Qui mi interrompo, che mi sono stufato,
ma un mondo a colori può esser pensato!