
È uscito in questi giorni un libro di poesie di Max Spinolo “Fotografando parole”, per Ledizioni Editore. Ho conosciuto Max quando ho avuto la fortuna di imbattermi in quel crogiolo di intelligenze che ruotano e fervono attorno al “Gabbiano”, la libreria di Vimercate. Ne ho sempre apprezzato il lavoro e l’acume, anche nell’approccio ai libri.
Per questo sono stato molto contento quando mi ha chiesto di scrivere la Prefazione a questo suo libro.
C’è una sequenza di un film di Vittorio De Sica in cui Sofia Loren è impegnata a rigovernare la cucina. Il regista indugia a lungo sui gesti, sui movimenti, molto più di quanto la scena richiederebbe. La Loren lava i piatti, li asciuga, li impila, sistema la caffettiera, piega la tovaglia e così via. È un piano-sequenza struggente, di una bellezza micidiale. Per me, una vera a propria dichiarazione di poetica, perché conferisce dignità e valore a quei piccoli gesti ordinari e ai loro autori.Max – nelle sue fotografie, all’interno dei suoi versi – fa altrettanto: recupera elementi e dettagli spesso soffocati dall’abitudine, e della cui importanza ci si accorge solo nel momento in cui rischiamo di perderli.